Effetti imprevisti di un’escursione a Carezza
Un sogno così bello che non mi sono più svegliata
Non esagero quando dico che un’escursione al lago di Carezza mi ha cambiato la vita. Era la prima volta che visitavo l’Alto Adige. L’autunno si preannunciava punteggiando di oro e rosso i boschi di latifoglie e imbiancando le vette più alte con le prime pennellate di neve.
Nonostante mi avessero consigliato questa meta con lodi appassionate, non ero preparata per lo spettacolo che si cela oltre la cortina di sempreverdi che costeggia la sinuosa statale della Val d’Ega.
La mia prima escursione a Carezza fu quella più classica: il giro del lago, che offre svariati punti di osservazione per ammirare i mille riflessi turchesi delle sue acque cristalline e le imponenti Dolomiti che ci si specchiano. Un giro breve e poco impegnativo, adatto anche alle famiglie e ai pigroni come me. Fu un colpo di fulmine; pensai “io qui ci voglio vivere!” E così fu: pochi mesi dopo mi trasferii in Alto Adige. Da allora di escursioni a Carezza ne ho fatte parecchie, naturalmente. Qualche consiglio? Il sentiero di Agatha Christie, che conduce al Labirinto del Latemar, e il sentiero che parte poco sotto il lago e porta a Obereggen. Ambedue offrono panorami fantastici ma il primo è un po’ impegnativo e richiede buone scarpe da montagna, mentre il secondo, pianeggiante, è adatto anche per una tranquilla passeggiata.